Perché Aiutiamoli a Fare da Soli?

“Aiutami a fare da solo” è una delle frasi più famose e conosciute di Maria Montessori, espressione che la neuropsichiatra e pedagoga dice di non aver creato, ma di averla sentita da un bambino che ha chiesto alla sua maestra: “Mi aiuti a fare da solo?”

In un primo momento la locuzione potrebbe sembrare una contraddizione…come è possibile aiutare qualcuno a fare una cosa da solo?

Se lo aiuto, vuol dire che lo faccio io ma se lo lascio fare da solo vuol dire che non lo sto aiutando…

 

Come uscire da questa antinomia?

Smontando la frase nelle sue componenti, scopriremo che essa contiene tutto il necessario per aiutare un bambino a crescere e diventare un adulto felice di essere nato e anche migliore dei suoi stessi genitori.

 

AIUTAMI

E’ un’ esclamazione. E’ un grido che il bambino rivolge a qualcuno per farsi aiutare, sostenere,tendere una mano, dare un oggetto o un suggerimento.

Il messaggio che vuole darci il bambino, e quindi la Montessori, è che da soli non ci si educa, che per poter crescere si ha sempre bisogno di relazionarci con qualcuno.

Fin dalla nascita, il bambino ha bisogno di cure e di aiuti continui. Una mamma che lo ami e lo nutra, una famiglia che lo accolga, un ambiente con oggetti e attività che rispondano ai suoi bisogni che cambiano ad ogni età. Ma soprattutto il bambino ha bisogno di relazioni umane.

Questo è il senso profondo di aiutami.

 

A FARE

Fare significa tante cose, significa che noi non apprendiamo solo ascoltando passivamente lezioni o parole, ma lavorando e sperimentando. Jean Piaget diceva che l’apprendimento è proporzionale al movimento. Più faccio, più capisco.”Fare” ha bisogno di oggetti e di un ambiente che permetta di fare, che permetta di agire invece che reagire.

“Aiutami a fare” significa che l’educazione passiva, basata sullo studio e sull’ascolto non è adatta alle esigenze umane, oggi più di ieri.

I bambini moderni sono esposti continuamente  a stimoli audiovisivi, sono bombardati dal marketing e dalla pubblicità, giocano con dispositivi elettronici che non li fanno agire ma solo reagire. I bambini rispondono a stimoli progettati da altri e non creano loro l’azione come avviene invece quando giocano. I nativi digitali hanno sempre qualcosa di esterno a cui reagire ed in questo modo non imparano la differenza tra agire e reagire,non distinguendo ciò che proviene da sé e ciò che proviene dagli altri.

 

DA SOLO

Il bambino chiede di essere aiutato a fare, il più possibile, da solo. E’ veramente difficile aiutare una persona a fare le cose da solo poiché per noi è molto  più semplice farle al suo posto. Questo atteggiamento veniva chiamato dalla Montessori “sostituzione della personalità”. L’adulto, il genitore, si sostituisce al bambino per paura che distrugga,rovini le cose o che sporchi. Con gentilezza gli offriamo il nostro aiuto ignorando il suo desiderio di fare le cose e scambiando per aiuto ciò che invece ci impone la nostra voglia di fare in fretta e bene. Ma il bambino sa , anche senza esserne consapevole, che nessuno può apprendere al suo posto. Sa che potrà capire bene solo se sarà lui a fare le cose.

Ma come si può veramente aiutare un bambino a fare da solo?

Indirettamente. Solo aiutando in forma indiretta renderemo autonomo il bambino. Gli aiuti indiretti sono liberanti.

E come si può aiutare indirettamente un bambino?

Creando un ambiente su misura per lui, un “ambiente rivelatore” come lo chiama la Montessori, perché rivela al bambino le sue capacità e aiuta a crescere la sua persona.

“Aiutami a fare da solo”  diventa reale solo se il bambino ha la possibilità di scegliere liberamente  l’attività che vuole svolgere in un ambiente preparato apposta per lui, che indirettamente lo aiuterà. “Libera scelta in un ambiente preparato” afferma la Montessori.

 

“Aiutami a fare da solo” è una meravigliosa definizione di autonomia. Per Erik Erikson l’autonomia è saper convertire la capacità in desiderio, è aiutare qualcuno a comprendere da solo quando certe azioni vanno fatte. Essere autonomi significa scoprire la propria legge. Per Kierkegaard questa è una autentica forma d’amore. L’amore vero è quello che, grazie all’aiuto dell’altro, aiuta l’altro a stare da solo. Fare qualcosa per un’altra persona senza che l’altra persona rimanga dipendente da te.

I genitori cercano di educare i propri figli all’indipendenza e all’autonomia ma poi soffrono quando i bimbi crescono e vanno per la loro strada.. questa è una debolezza comprensibile, ma il successo dei genitori dipende proprio nell’aiutare i figli a capire qual è la loro strada e se questa è diversa da quella che loro si erano immaginati va bene ugualmente, anzi, bisogna essere contenti e fieri di aver aiutato i figli a divenire quello che erano in potenza.

 

Claudia